PASSIONISTI | Parrocchia Sante Rufina e Seconda - Chiesa di S. Gemma Galgani

1767 anni fa sulla via Cornelia-Boccea, sotto l’imperio di Valeriano e Gallieno, furono martirizzate Rufina e Seconda, due adolescenti cristiane che, secondo la tradizione, si rifiutarono di abiurare la loro fede dopo essere state messe sotto accusa dai promessi sposi, Armentario e Verino.

Il luogo del martirio fu il X° miglio della via Cornelia, pressappoco all’altezza dell’incrocio della Boccea con via della Storta. I corpi, abbandonati agli animali selvatici, vennero raccolti dalla matrona Plautilla che provvide a seppellirli nel suo possedimento; subito dopo cominciò il culto delle giovanissime martiri.

Sulla tomba sorse, a memoria dell’avvenimento, una cappella quindi una basilica che divenne centro dell’episcopio di Silva Candida. Ancor oggi, dopo diciotto secoli, l’onda di ciò che accadde risuona nei nomi dei luoghi in cui si vive.

La Silva Nigra in cui morirono è ricordata dal toponimo Selva Nera; la Selva Nera divenne Candida, per la ferma purezza da loro dimostrata; a Casalotti vi sono tre strade: via di Santa Seconda, via Plautilla (la matrona), via Asterio (il senatore Asterio era padre delle fanciulle); nei pressi del dazio e poco oltre vari luoghi sono noti come casali e casaletti di Santa Rufina; la chiesa di Santa Gemma (nella cui cripta è una reliquia delle sante) fa parte della parrocchia delle SS. Rufina e Seconda; l’intera diocesi del suburbio è chiamata di Porto e Santa Rufina et cetera.

A distanza di quasi 1800 anni, alla vigilia del Giubileo 2025 (che avrà inizio l’8 dicembre di quest’anno), l’associazione “Cornelia Antiqua” ha deciso di celebrare questa fondamentale ricorrenza per il territorio con l’installazione di un grande cippo in travertino su cui è incisa la memoria di questi eventi.

L’opera è stata posta presso una delle grandi aiuole spartitraffico della Boccea, nei pressi di Casalotti, dove inizia il territorio della Diocesi. Il cippo è stato inciso con perizia e meticolosità dal Laboratorio Arcangeli a imitazione dei cippi funerari classici. Mancano solo le autorizzazioni e le piccole burocrazie necessarie a tale messa in opera che darebbe notorietà, lustro e vanto all’intero territorio oltre a oggettivare nel ricordo uno dei momenti fondamentali della storia del suburbio della città di Roma.Anche tutti gli abitanti, quindi, si facciano sentire…

La storia siamo noi,
siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere e tutto da perdere.
E poi la gente (perché è la gente che fa la storia),
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare:
quelli che hanno letto milioni di librie quelli che non sanno nemmeno parlare;
Ed è per questo che la storia dà i brividi,
perché nessuno la può fermare!!!

Cornelia Antiqua

Testo e foto: Cornelia Antiqua

Categorie: QUOTIDIANO