Celebrando la festa di San Paolo della Croce, vi faccio giungere questi saluti dal luogo sacro di Roma in cui giacciono i resti del nostro fondatore e voglio assicurarvi che, quando celebreremo l’eucarestia commemorando la memoria passionis, vi porterò con me, insieme alle vostre intenzioni, per presentarvi tutti ai piedi di San Paolo della Croce. Prego che possiate tutti voi ricevere un po’ dello spirito del nostro fondatore per riaccendere il fuoco della passione nel vivere e promuovere il carisma dell’amore e della misericordia di Dio, manifestata nella passione di Gesù: un dono di speranza per il mondo.
In questa festa vorrei esortarvi a concentrarvi sull’apprezzare e accettare la nostra umanità: conoscere ed essere sé stessi. Siamo creati da Dio come esseri umani, non angeli. la nostra umanità è contrassegnata da punti di forza e punti di debolezza ed è importante conoscerli e vivere a partire da questa verità. Ciò riflette la nostra umiltà e ci permette di vivere autenticamente, senza pretese che sappiano di ipocrisia. Dio ci ama e ci accetta per come siamo e Gesù ha donato la sua vita per amore della nostra natura umana decaduta. Dobbiamo fare lo stesso con noi stessi e con gli altri. Sto riflettendo su questo tema perché sono convinto che quando si vive secondo ciò che uno è, si scoprono le proprie potenzialità, i doni che uno ha possono brillare e costui può esser una “benedizione” per gli altri. Non bisogna aspi-rare o pretendere di essere qualcosa di diverso da se stessi, cioè da come Dio ha voluto che io fossi.
Questo mi è stato ricordato di recente, quando la nostra Congregazione ha celebrato due eventi significativi: il XVI Sinodo Generale (11-21 settembre 2022) e il Raduno dei Gio-vani Passionisti (3-12 otto-bre 2022), eventi che hanno radunato in Roma passioni-sti provenienti da tutte le parti della congregazione.
Sempre provo la sensazione che sia un peccato che non tutti possano esser presenti o partecipare a tali incontri, perché ogni volta che ci raduniamo si vive una così grande “esperienza” dello stare insieme che ci arricchisce, rafforza la vocazione e rinnova lo spirito. Se da un lato si può con più facilità trasmettere i contenuti di questi incontri, non è altrettanto facile comunicare e condividere con coloro che non erano presenti l’“esperienza” vissuta in questi raduni.
I nostri occhi si sono aperti dall’incontrare confratelli passionisti che ap-paiono tutti diversi l’uno dall’altro, di differenti colori, culture e linguaggi. Ciascuno unico e ciascuno diverso, riflettendo la propria bellezza e verità. Eppure siamo riusciti a trascendere queste “differenze” e ad aprirci a tali doni con il relazionarci reciproco, l’ascoltare gli uni gli altri con rispetto e interesse mentre condividevamo le gioie e le sfide del vivere la propria vocazione nel seguire Gesù, camminando con lui ogni giorno, nello spirito di san Paolo della Croce. Quanto è diversa la realtà in cui ci troviamo ora, nel 2022, rispetto a quella del tempo di san Paolo della Croce! Oggi siamo passionisti dentro una realtà e contesti che non sono monoculturali, bensì multiculturali, uniti da una missione comune, non nella uniformità, ma nella diversità di espressione del carisma. Una vera esperienza di Pentecoste!
Ogni qualvolta che ci riuniamo per questi incontri, si pone giustamente l’accento e si dedica attenzione agli affari e al lavoro, che di solito sono lo scopo della nostra riunione. Tuttavia, in questo messaggio voglio condividere ciò che mi ha colpito nel nostro stare insieme e nell’impegnarci reciprocamente nell’incontro umano. Così spesso protestiamo e ci lamentiamo delle carenze e difficoltà della nostra vita comunitaria, eppure quando ci riuniamo per un incontro, sia esso a livello generale, provinciale o locale, qualcosa della dinamica dello stare insieme lo rende un momento utile e piacevole di aggregazione. Questo accade quando ci conosciamo e ci accettiamo così come siamo, quando crediamo in noi stessi, quando riusciamo a essere autenticamente ciò che siamo. Oltretutto, Va apprezzato il fatto che la nostra vita e spiritualità passionista ci forma come uomini e donne di compassione, focalizzati sulla missione. Questo è stato evidente durante il Sinodo nei veri cuori passionisti provenienti da tutte le parti di questa terra, che si sono messi in contatto con l’interesse, la solidarietà e la preoccupazione per i nostri confratelli e la gente assistita da loro nell’Ucraina devastata dalla guerra e per la situazione di illegalità e di minaccia alla sicurezza che si vive in Haiti.
In questi raduni recenti, lasciando da parte gli affari e il lavoro stesso degli incontri, che di per sé è stato ricco e prezioso, ciò che mi ha colpito di più è stata la nostra comune umanità: il senso dell’ospitalità e del prendersi cura mostrato da tutti nell’accogliere i nostri confratelli ospiti e nel farli sentire a casa propria. Ad esempio, son rimasto colpito dalla straordinaria generosità di coloro a cui è stato chiesto di fare molteplici viaggi (qualcuno molto preso alla mattina e qualcuno molto tardi nella notte) per andare a incontrare e accogliere gli ospiti all’aeroporto; la sensibilità e l’attenzione di includere nei gruppi e nelle conversazioni coloro che potevano sentirsi lasciati fuori o isolati a causa delle barriere linguistiche; il prendersi cura e dare assistenza a coloro che si sono ammalati; l’assicurare la presenza di bevande e snacks durante le pause; i religiosi che hanno aiutato con il lavaggio dei piatti e con l’apparecchiare i tavoli; il duro lavoro delle nostre suore nel preparare i pasti e degli addetti alle pulizie, nel mantenere gli ambienti puliti. Inoltre, sono anche pieno di gratitudine, ancora una volta, per il totale altruismo e la generosità di coloro che hanno accettato un lavoro extra oltre ai loro già consueti impegni lavorativi, come coloro che sono stati incaricati di preparare le riunioni, coloro a cui è stato chiesto di lavorare e preparare i documenti, i traduttori, i segretari e gli addetti alle comunicazioni che hanno lavorato fino a tarda notte ecc. La cura, la responsabilità e il dono di sé mostrati sono stati notevoli e stimolanti. Questo genere di esempio umano e pratico di quell’evangelico “fare un altro miglio in più” è ciò che veramente riscalda il mio cuore e mi dà grande speranza per il futuro della vita e missione della congregazione.
Sarei negligente se non menzionassi i nostri sei confratelli vescovi passionisti che, con la loro umanità, semplicità e impegno missionario, hanno ispirato i delegati del Sinodo quando hanno condiviso con tanta onestà i loro sentimenti nell’essere stati chiamati dal Santo Padre a servire come Pastori di diocesi così estranee alla vita comunitaria religiosa in cui erano impegnati. Ciò richiede grandi sacrifici, conoscenza di sé e fiducia in Dio e nel popolo di Dio. Siamo stati ispirati dalla fede e dall’obbedienza dei nostri vescovi passionisti nella loro generosa risposta a rinunciare improvvisamente alla loro familiarità e comodità per il bene del servizio missionario nella Chiesa più ampia.
San Paolo della Croce conosceva se stesso. Viveva i doni della sua umanità nei suoi punti di forza e nei suoi limiti. Apprezzava il suo nulla nel TUTTO di Dio. Diceva: “Dobbiamo persuaderci che non siamo nulla, che non pos-siamo fare nulla, che non sappiamo nulla. Non avere nulla, non poter fare nulla, non sapere nulla! E Dio farà scaturire da questo nulla l’opera della sua più grande gloria“.
Vi auguro ogni benedizione in questo giorno di festa. Che tutti noi possiamo essere generosi nel mettere davanti al Signore la nostra umanità redenta, attraverso la quale l’amore e la misericordia di Dio possono risplendere come speranza per il mondo.
Che la Passione di Gesù sia sempre nei nostri cuori.
Padre Joachim Rego C.P.
Superiore Generale
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