PASSIONISTI | Parrocchia Sante Rufina e Seconda - Chiesa di S. Gemma Galgani

Secondo il Martirologio Romano Santa Marina si festeggia il 18 giugno, e il 17 luglio si celebra la  traslazione delle sue reliquie da Costantinopoli a Venezia.
Il culto di Santa Marina fu introdotto a Santa Marinella intorno all’anno Mille, da una comunità di Monaci Basiliani provenienti dal Libano, che eressero una chiesetta in onore della Santa. Successivamente i monaci si trasferirono nell’Abbazia di San Nilo a Grattaferrata, e ad essi subentrarono i Benedettini, così nel tempo il culto della Santa andò via via affievolendosi. Nel ‘600 il Cardinal Barberini restaurò la chiesetta di Santa Marina intitolandola a San Giuseppe patrono, fino all’anno 2022 quando con decreto di Mons. Gianrico Ruzza Vescovo della Diocesi di Porto-Santa Rufina, Santa Marina è divenuta compatrona di Santa Marinella.

AGIOGRAFIA
Le notizie riguardanti la vita di  Santa Marina, sono chiamate “legenda”, quindi si è indotti a ritenere che non si tratti di fatti storici, precisiamo dunque che oggi tale termine ha il significato di “narrazione favolosa”, ma una volta non era così. Nella Chiesa, fin dall’inizio ci fu uno studio scrupoloso per raccogliere le gesta dei santi che poi venivano trascritte perché fossero di esempio a tutti i cristiani. Queste gesta venivano lette durante la messa, specialmente in occasione delle feste dei santi, perciò si chiamavano “legende”, “quia legenda erant – perché dovevano essere lette”.
Secondo l’attuale Sinassario Maronita, Marina era nata a Qlamoun nel Nord del Libano. Suo padre era un pio uomo. Sua madre morì quando Marina era molto piccola. Ciò avrebbe costretto suo padre a rinunciare al mondo e ritirarsi al Monastero di Qannoubine nella Valle Santa; lo accompagnava sua figlia, che lui vestì da maschio. Entrambi padre e figlia entrarono nella vita monastica senza rivelare l’identità della figlia ai monaci. Come monaco lei fu conosciuta col nome di Marino. Nonostante la giovane età, Marino si dedicò alla pratica delle virtù monastiche con massima  spiritualità e precisione. Era taciturno e distaccato con capo e occhi chini, facendosi velo del saio celando i tratti del suo viso e dei suoi occhi.  Un giorno in missione per il Monastero in una città vicina fu costretto a trascorrere la notte a casa di un amico dei monaci che sia chiamava Paphnotius.Paphnotius aveva una giovane figlia incappata in adulterio e rimasta incinta. Quando suo padre la scoprì si infuriò e chiese il nome  del colpevole. Sua figlia gli disse che il Monaco Marino l’aveva violentata la notte che avevo dormito a casa loro. Suo padre andò subito al Monastero e lo disse al Superiore, che fu sorpreso poiché sapeva che Marino fosse un uomo pio e puro. Il Superiore chiamò Marino e lo sgridò, ma Marino non disse nulla per discolparsi. Di conseguenza il Superiore fu molto perplesso e interpretò il silenzio di Marino come un’ammissione di colpevolezza. Egli allora condannò  Marino a svestire l’abito e ad essere cacciato dal Monastero. Marino si rimisi al volere di Dio e rimase sulla porta del Monastero pregando e piangendo, cibandosi degli avanzi dei monaci. Suo padre era morto da molto tempo. Quando la figlia partorì, il nonno portò il bambino al Monastero e lo diede a Marino dicendo: prendi e alleva tuo figlio. Marino prese il bambino e iniziò ad allevarlo con ciò che i monaci usavano dargli, latte di capra e avanzi della loro tavola. Questa situazione durò quattro anni. Marino sopportava la vergogna di questa odiosa accusa senza nessun lamento. Comunque il Superiore mosse a compassione per lui e lo riammise al Monastero sotto severissime condizioni. Marino accettò mentre versava lacrime di pentimento.  Marino perseverò nella sua opera ascetica fino all’ora della sua morte quando i segni del suo volto brillavano di luce divina. Egli chiese perdono di tutto e perdonò tutti coloro che avevano peccato contro di lui. Egli poi spirò. Il Superiore allora ordinò che il suo corpo fosse preparato per la sepoltura fuori dal Monastero. Fu un gran momento di stupore quando i monaci scoprirono che Marino era una donna e non un uomo. Il Superiore e i monaci s’inginocchiarono davanti al corpo immacolato, chiedendo perdono a Dio e all’anima della santa divina. Il padre della figlia peccatrice si vergognò e fece le scuse davanti a tutti. La figlia che alla morte della Santa era indemoniata, si avvicinò e quando toccò la salma il demonio fu scacciato, e questo fu il primo miracolo di Santa Marina, la cui santità si diffuse in tutto il Libano, la gente di tutte le regioni veniva al Monastero di Qannoubine per essere benedetti dal suo corpo. La sua tomba divenne  una fonte di cure e grazie.” (Daher 1996: 189-190).

PREGHIERA

Gloriosissima Santa Marina, sublime nelle Vostre virtù, eroica nel silenzio: impetrateci dal Signore la grazia di saper sempre custodire la nostra lingua. Gloria.